A Campsirago, frazione di Colle Brianza (LC), il 23 e 24 febbraio si è tenuta la LarpJam, organizzata dagli amici di Laiv.it. Antonio e Daniele hanno partecipato, con l’obiettivo di rinsaldare legami d’amicizia e di design che sono emersi negli ultimi mesi. Questo report contiene anche una manciata di domande che abbiamo rivolto agli organizzatori dell’evento.

Cos'è LarpJam?

LarpJam è fare giochi insieme, dal vivo, imbracciando ciascuno i propri strumenti per mettersi a improvvisare. È un palco senza pubblico, un momento per gli autori in attesa del Grand Tour di convention e festival che coinvolgeranno i giocatori. Una via di mezzo tra una jam session e un laboratorio ludico.

Affacciato allo steccato di legno, osservando le colline delle Brianza, chiedo a Oscar: «Quindi queste sono le prime colline che si incontrano venendo da sud, dopo la pianura padana?» Ecco, LarpJam per me è stata la prima collina dopo un paesaggio ludico tutto sommato conosciuto e “sicuro”. Inerpicarmi verso la casa di Campsirago è stata un’avventura per molteplici motivi: finalmente avevo modo di conoscere persone con cui avevo collaborato solo online, prima tramite e-mail e poi in videoconferenza; stavo per iniziare un percorso di design completamente nuovo (il mio primo larp da camera, Infinite Minutes, lo avevo scritto da solo); soprattutto, uscivo dalla mia zona di comfort.

Sono stati due giorni intensi, scanditi da sessioni di design divisi in band e momenti di convivialità attorno a un tavolo lungo e rumoroso. Immeritatamente condividevo la direzione della band Spazio con Chiara e, insieme ad Alessio, Enrico, Lapo e Margherita, abbiamo tirato fuori dal cilindro Un villaggio piccolo piccolo, un gioco in cui i legami tra gli abitanti di un villaggio un po’ strano hanno ripercussioni tangibili, anche e soprattutto sullo spazio di gioco.

Lo spazio è stato un po’ il leitmotiv della mia esperienza alla LarpJam, poiché per la prima volta condividevo fisicamente e materialmente uno dei momenti a cui sono più affezionato: la creazione di un gioco. Rotto il ghiaccio iniziale, ho lasciato che le idee altrui invadessero il mio spazio creativo e ho invaso a mia volta lo spazio degli altri, provando a farlo con rispetto e delicatezza. Più che una jam, per me si è trattato di un battesimo del fuoco che non vedo l’ora di ripetere, pur sapendo che non sarà mai come la prima volta.

Antonio

L’anno scorso avevo avuto l’onore di partecipare alla prima edizione della LarpJam; eravamo ospiti a casa di Oscar e Maria, due degli organizzatori. Quest’anno le cose sono state un po’ diverse: eravamo in una casa di montagna; la vista è sempre spettacolare da lassù.

Ti siedi attorno a un tavolo, fai le presentazioni. Alcuni già li conosci: ci hai parlato in qualche altra occasione; altri, magari, li hai incontrati solo di striscio: vi siete già presentati, ma non sai quasi nulla di loro, a parte il nome. Una cosa è certa: alla fine dei due giorni di jam, avrai imparato a conoscerli molto meglio; avrai condiviso con loro una cosa fantastica: l’ideazione di un gioco; in questo caso, un gioco di ruolo dal vivo da camera.

Quest’anno ero in squadra con Lorenzo (il caposquadra), Dario, Federico e Veronica. Il nostro tema era “materia”: dovevamo pensare a un gioco che facesse uso di un qualche feticcio materiale. Ognuno di noi doveva portare uno spunto (un film, una canzone, un testo, un gioco, una meccanica, ecc.) da usare come suggestione per sé e per gli altri: una nota, un movimento, da incorporare nella composizione della sinfonia che sarà il nuovo gioco. Io avevo portato la parte rituale e materiale presente in uno dei miei giochi: (Be)Witch.

Di idee ne sono volate un sacco: abbiamo pensato ai processi alle streghe di Salem, alla guardia di Leonida intrappolata al passo delle Termopili, e ad altre svariante decine di fantastiche idee (cito solo quelle due perché erano le mie preferite). Alla fine ha prevalso quella di un villaggio di persone colpito dalla malattia e dalla carestia. Dovranno espiare le loro colpe, rinfacciandosi i propri misfatti e cercando di ottenere il perdono divino, tutto questo spezzando tra loro il poco pane rimasto e portando la sua parte migliore come offerta agli dèi.

Alla fine è proprio vero che “i drammi quotidiani sono più interessanti dei drammi epici”.

Daniele

Tre domande agli organizzatori

Maria, Oscar e Chiara sono l’anima di LarpJam. Organizzano l’evento nei minimi dettagli e rendono possibile la jam. Il loro lavoro non finisce con il ritorno a casa, ma diventa un “crescendo giocoso” che li porta a vestire i panni dei motivatori, per far sì che l’euforia iniziale dei partecipanti venga costantemente rinfocolata. Abbiamo rivolto loro qualche domanda sulla LarpJam.

Da cosa nasce il desiderio di creare un laboratorio di giochi invitando persone con esperienze diverse? A parte la ghiotta occasione di poter ottenere il meglio da questa marmellata di idee, ovviamente.

Parliamo di giochi di ruolo dal vivo da camera. Un sacco di specifiche per una definizione sola, giusto? Non sorprende quindi che alla creazione di Laiv.it le nostre convention fossero di fatto sostenute da un paio d’autori e poco più. Quando l’intento è tenere viva una scena, vuoi che esca dalla nicchia della nicchia della nicchia e soprattutto vuoi che le persone coinvolte, poche o tante, siano partecipi. Per noi LarpJam è innanzi tutto un invito ai giocatori a saltare dall’altra parte della barricata. Poi la nostra esperienza con Crescendo Giocoso, una raccolta che di fatto offre un modello possibile per questo genere di giochi, fa da filo rosso comune, ma a rendere l’arazzo davvero interessante è il contributo di appassionati provenienti dalle tante sfumature di colore del gioco di ruolo. Come da tradizione, le unioni migliori sono quelle a cui ti presenti con qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di prestato e qualcosa di blu.

Checché ne dicano le nonne, fare la marmellata non è semplice. A volte si raggruma troppo velocemente, altre volte il sapore è pessimo, oppure dura davvero pochissimo una volta aperta. Qual è la sfida più grande nel tentare di tenere assieme queste persone e farle rimanere focalizzate sugli obiettivi della LarpJam?

Finché siamo tutti in cucina, siamo convinti che la marmellata si possa sempre recuperare in qualche modo. Anche se dovesse impazzire come la maionese. Certo, le stesse differenze tra membri che arricchiscono una band rappresentano anche grumi da sciogliere in un certo senso, ma secondo noi la sfida maggiore si presenta quando il fine settimana di LarpJam finisce; la sfida è quella della continuità a distanza. Per questo ogni piccola orchestra ha un suo direttore, incaricato di tirare le fila ed evitare che il gruppo perda il ritmo. Laiv.it offre gli appuntamenti di Chambercon e Freeform per i playtest, ma nel mezzo resta un vuoto che mette alla prova concentrazione e motivazioni. Per questo crediamo che l’obiettivo da raggiungere a fine LarpJam sia quello di avere un’idea forte, della quale tutti i componenti del gruppo siano in qualche modo innamorati. I regolamenti si perfezionano, le schede dei personaggi si scrivono, ma se si spegne la fiamma della passione riaccenderla è la cosa più difficile.

Immaginiamo di estendere per un momento la platea della LarpJam e, chessò, di dover inserire un annuncio su un giornale per cercare nuovi partecipanti. Quale sarebbe l’annuncio ideale?

Ti piace improvvisare su e giù da un palco? Interpretare un personaggio dal vivo? Imbastire una narrazione al tavolo? Tirare fuori dalla scatola una meccanica nuova? Non sai di cosa stiamo blaterando, ma t’intriga l’idea di metterti in gioco? Non importa che giocatore sei e nemmeno se lo sei: LarpJam è per tutti quelli che hanno voglia di chiudersi per un weekend in una casa, con tante menti creative diverse, a inventare qualcosa per far divertire gli altri. Un larp da camera tutto nostro per mettere il cielo in una stanza.

I giochi di quest'anno

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